giovedì 27 febbraio 2014
AFORISMI E CITAZIONI: MATILDE SERAO
Voi non lo conoscevate, onorevole Depretis, il ventre di Napoli. Avevate torto, perché voi siete il governo e il governo deve saper tutto. (Il ventre di Napoli-M. Serao)
Che chiedo io, infine, per i miei fratelli del popolo napoletano, che chiedo io, come tutti quelli che hanno cuore e anima, salvo che finisca l'oblio e l'abbandono? Che chiedo io, in nome della eguaglianza umana e cristiana, salvo che il popolo di laggiù sia trattato come tutti gli altri cittadini, abbia una casa, abbia della luce, nella notte, dell'acqua, della nettezza, della sorveglianza, sia guardato e protetto contro se stesso e contro gli altri? Che chiedo io, se non l'applicazione della legge umana e sociale, trattar quelli come si trattano gli altri, dar loro quello che spetta loro, come esseri viventi, come uomini, come cittadini di una grande città? Faccia il suo dovere, chiunque, non altro che il suo dovere, verso il popolo napoletano dei quattro grandi quartieri, faccia il suo dovere come lo fa altrove, lo faccia con scrupolo, lo faccia con coscienza e, ogni giorno, lentamente, costantemente, si andrà verso la soluzione del grande problema, senza milioni, senza società, senza intraprese, ogni giorno si andrà migliorando, fino a che tutto sarà trasformato, miracolosamente, fra lo stupore di tutti, sol perché chi doveva si è scosso dalla mancanza, dalla trascuranza, dall'inerzia, dall'ignavia e ha fatto quel che doveva. (Il ventre di Napoli-M. Serao)
Il lotto, il lotto è il largo sogno, che consola la fantasia napoletana; è l'idea fissa di quei cervelli infuocati; è la grande visione felice che appaga la gente oppressa; è la vasta allucinazione che si prende le anime. (Il ventre di Napoli-M. Serao)
Nel dormiveglia, pensando, sognando, le pareva di udire di nuovo quella voce profonda, toccante, carezzevole, che alle più dolci parole dava un intonazione musicale; le pareva di respirare nell'aria, intorno a sé, quell'odore di fresco, quasi giovanile, di violetta.- Una scossa la fece trasalire, le fece aprire gli occhi:tremava dal freddo, ora, in quella oscura stanza da pranzo.
(La virtù di Checchina-M. Serao)
Vale a dire che, prima di andare a letto, il venerdì sera, aveva scritto i tre numeri sopra un pezzetto di carta, mettendoli poi, spiegati, sotto il guanciale e pensandovi, pensandovi intensamente, nella notte dal venerdì al sabato.- Se questi numeri si sognano, in quella notte, vuol dire che sono buoni e che usciranno sicuramente: se non si sognano, vuol dire che sono cattivi e che non vale la pena di arrischiarvi nemmeno due soldi. Così doveva aver fatto la signora, che essendo buona, tanto buona, non poteva che sognare e conoscere i numeri certi. (Terno secco-M. Serao)
Ah ella fu sollevata, la impegnatrice carica di oro, carica di gioielli, quando usci dal portone, attraversò in venti passi la piazza, entrò in chiesa dove già risuonava l'organo per la messa cantata. Fu felice, quando s'inginocchiò vicino all'altar maggiore, nella bella e vecchia chiesa piena di devoti.
(O Giovannino o la morte-M. Serao)
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